26 maggio 2010

Torino: le vite dei/delle rifugiati/e come merce in scadenza.

Scade a fine maggio la "soluzione" di via asti, caserma nella quale si trovano un centinaio di rifugiati che da 8 mesi non hanno visto nessun cambiamento strutturale nella loro vita (casa, lavoro e residenza).
Tutto si è continuato a gestire con una politica di emergenza che ha esasperato e frustrato le vite dei rifugiati, costringendo la maggior parte di loro a fuggire altrove.

Se questa politica, già utilizzata in passato, ha allontanato parte dei rifugiati quelli che sono rimasti si vedono messi in strada da coloro (comune e prefetto) che tanto avevano promesso ma che sempre hanno disatteso.Tutto questo nella massima tranquillità degna dell'ipocrisia istituzionale.

Le varie promesse del comune sono cadute ad una ad una come mele marce e quindi altro non si può fare che buttarli fuori, in strada, senza se e senza ma.
Stessa sorte toccherà ai rifugiati di settimo torinese, anche loro merce in scadenza.

Nessuna alternativa, nessuna presa in carico da parte di associazioni varie, niente di niente.Il messaggio delle istituzioni, comune e prefettura è chiaro: non c'è' più l'emergenza freddo e' tempo per potervi scaricare come merce scaduta.

In continuità con un'azione vergognosa e ignobile, le istituzioni decidono di non garantire i diritti che tutelano i rifugiati politici, umanitari o sussidiari: il diritto alla residenza.
Tale diritto è sancito all'interno di quelle norme giuridiche che tutelano il migrante fuori dal suo paese di origine.

Su questo punto abbiamo sentito Marco avvocato dell'ASGI (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione)

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